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Flow a Vicenza: c’è anche Giovanni Morbin

L’incontro artistico tra Cina e Italia si svolge presso la Basilica Palladiana. Oltre all’esposizione di opere di ogni genere, impressionanti esibizioni

Si chiama Flow - Arte contemporanea Italiana e Cinese in dialogo, perché mette visivamente a confronto autori provenienti da due Paesi lontani, in due continenti diversi. Una mostra che ha aperto i battenti – con conferenza stampa, dibattito fra esperti (ripreso e riproposto all’interno della manifestazione) e vernissage da tutto esaurito – il 25 marzo nella Basilica Palladiana di Vicenza (salone superiore) e il cui allestimento durerà fino al 7 maggio (apertura al pubblico da giovedì a domenica, biglietto 7 euro).

Opere distanti, anche per concezione, che per disposizione si specchiano fra loro, in un carosello di materiali d’ogni genere: tela, neon, alluminio, ceramica, carta, lana; perfino il plexiglas o il liquido antigelo possono avere una nuova vita grazie all’ingegno di un artista. 

In un tale contrasto, fra i 28 manufatti di Flow (dipinti, sculture, filmati realizzati da 24, anzi 48 mani diverse), evento curato da Maria Yvonne Pugliese e Peng Feng, organizzato dall’Associazione Culturale YARC con l’aiuto dell’Assessorato alla Crescita del Comune, patrocinato da Regione Veneto con la collaborazione dell’Istituto Confucio di Venezia, non manca qualche elaborazione digitale (oltre ai video in cui gli autori esplicitano il percorso delle loro ispirazioni). E le performance dal vivo.

Infatti, accanto alle straordinarie illustrazioni di Bu Hua e all’installazione laser di Arthur Duff, il singolare accostamento tra arte contemporanea italiana e cinese prevede alcune esibizioni. Per esempio, all’indomani dell’inaugurazione Giovanni Morbin ha proposto il suo Concerto a perdifiato: una vera e propria orchestra dotata di strumenti apparentemente afoni.

In realtà, come ha potuto sperimentare poco dopo l’inizio dell’esecuzione il pubblico (all’inizio disorientato), si tratta di “attrezzi” musicali speciali, che permettono di ascoltare la melodia prodotta solo al suonatore. Un modo per dimostrare il dialogo interiore che ogni essere umano ha con se stesso, quotidianamente, automaticamente, istintivamente.

L’intento di Flow, al di là delle interpretazioni suggerite, è proprio quello di spiazzare il visitatore, di indurlo a interrogarsi e ad attivare ragionamenti virtuosi, sì da abbattere qualsiasi barriera culturale e stimolare l’immaginazione. Non è tanto il “senso” a dover colpire (per prima cosa, almeno), bensì la composizione, l’idea tecnica, la scelta cromatica.

Fra gli altri nomi presenti ricordiamo almeno Piero Gilardi, Bertozzi&Casoni, Dania Zanotto, Angelo Formica, Eva Marisaldi; sul versante orientale Cui Xiuwen, Aniwar Mamat, Yuan Gong, Tian Xiaolei, Geng Xue. 

Chi volesse saperne di più può connettersi al sito www.mariayvonnepugliese.it o spedire un’e-mail a valeriaiotti@somekindofstudio.it.


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