La Bibbia, il libro sacro dei cristiani che così spesso ha condizionato le nostre vite, è piena di sogni. Dio comunica con gli uomini anche attraverso il significato dei sogni; inoltre suscita in certe persone (profeti e altri) delle «visioni», che sono, per così dire, sogni a occhi aperti.
L’elenco dei sogni nella Bibbia è lungo e basta ricordare per esempio il bellissimo di Giacobbe (nel quale c’è la scala che unisce cielo e terra.
Chiunque ricorda i sogni di San Giuseppe, con i quali Dio lo informa sulla nascita miracolosa di Gesù, sulla necessita della fuga in Egitto per salvare la vita del bambino e sulla possibilità di ritornare in patria dopo la morte di Erode
E ancora il sogno di Salomone nel corso del quale chiede a Dio di dargli «un cuore intelligente» per essere in grado di «amministrare la giustizia e discernere il bene dal male»..
I sogni ricorrono soprattutto nel Vecchio Testamento, dove il sogno era considerato un mezzo normale di comunicazione di Dio con l’uomo. Il profeta Gioele annuncia un tempo in cui lo Spirito di Dio sarà sparso «sopra ogni carne», cioè su ogni persona umana, e una delle sue manifestazione sarà che i vecchi avranno dei sogni e i giovani delle visioni.
Tuttavia già nell’Antico Testamento si assiste ad una critica del sogno in rapporto alla polemica contro la falsa profezia: il falso profeta è «un sognatore» .
I sogni di falsi profeti sono «paglia», mentre la parola di Dio recata da Geremia è «frumento».
Nella stessa linea il libro deuterocanonico del Siracide afferma che «oracoli, auspici e sogni sono cose vane», perciò «non permettere che se ne occupi la tua mente.
Nel Nuovo Testamento vi è una diffidenza nei confronti di sogni e visioni: essi sono ancora visti come possibili mezzi di comunicazione tra Dio e l’uomo, ma sono meno abituali e quindi meno frequenti che in altri momenti della storia della salvezza. Il mezzo di comunicazione principale e normale tra Dio e l’uomo è la Parola.